Meditazione I

«Ça a débuté comme ça. Moi, j’avais jamais rien dit. Rien.»

Non cominciava forse così quel celebre viaggio al lumicino tra l’insania, la frenesia e il pingue candore dell’imbecillità umana?

Sono persuaso che nell’editoria si potrebbero oggi rintracciare gli stessi fenotipi che il disilluso Bardamu intravide nel suo percorso tormentato. Ne son certo, però, per via puramente inferenziale: perché l’editoria italiana io non l’ho mai conosciuta.

Io non ho mai detto niente. Niente. E nulla ho fatto neppure. Ho scritto un romanzo ancora inedito dopo oltre un anno di vane speranze, e anche una manciata di racconti di scarsa ventura. Uno di questi era stato scelto per la pubblicazione presso una rivista piuttosto nota.

Quali momenti di appagamento, all’idea di poter tastare il ventre caldo del microsuccesso letterario! Ricordo che impiegai trenta minuti di orologio per scrivere poche righe di biografia — la stessa che sarò adesso costretto a riciclare — e subito informai i miei lettori (leggasi: mia madre) dell’imminente pubblicazione. Infine, attesi come un corvo sul trespolo.

Poi ti hanno contattato?

Quando si faranno risentire?

A quando la pubblicazione?

Sono in pausa estiva, continuavo a ripetere io con quella gelida stizza che solo i veri smaniosi sanno fingere. E dopo la pausa estiva, giunse la notizia che la rivista avrebbe chiuso i battenti. Non accade anche in amore? Come lo scapolo trafitto a morte dalla proverbiale pausa di riflessione, anch’io dovetti arrendermi alle circostanze. Ero la persona giusta al momento sbagliato.

Seriamente, dispiace per il progetto. Tuttavia, anche nei cuori più insospettabili può alle volte sgorgare una feroce determinazione. Così, quel giorno stesso acquistai il dominio del sito e avviai la fondazione della rivista. Il nome giunse per prima cosa, quasi come contraccolpo lessicale alla triste notizia: come rappresentare meglio la spessa fiumana di tentativi letterari destinati a dissolversi, a serrarsi in una parentesi di dolce attesa indefinita?

Ho creato, insomma, Rivista In Sospeso. 

Dichiarazioni d’intenti? Pubblicare racconti altrui (soprattutto) e miei (in minima parte); presentare autori nuovi e classici; spolverare via la patina dorata di un certo passato letterario e forse, nel farlo, starnutire e battere la testa contro la libreria; morire e poi rinascere, oppure fluttuare su un lembo di cosmo in sospeso.